lunedì 20 luglio 2015

Allegato 2

Testo Unico su appalti e legalità
Beni sequestrati e confiscati alle mafie


Il patto per il lavoro prevede la presentazione da parte della Giunta Regionale di un P.d.L. riguardante un Testo Unico su appalti e legalità da approvarsi auspicabilmente entro il 31.12.2015.
A tal fine, i lavori preliminari alla formulazione della proposta di legge verrà svolto in sede di Consulta per la legalità, la cui costituzione avverrà entro l’estate 2015, che sarà partecipata da tutte le parti sociali.
La Consulta, a partire dall’esperienza maturata nella ricostruzione post-terremoto (e in particolare dal Protocollo sulla legalità sottoscritto il 27 Giugno 2012) e dalle Leggi di settore n.11 del 26/11/2010 (“Disposizioni per la promozione della legalità e della semplificazione nel settore edile e delle costruzioni a committenza pubblica e privata”), n.3 del 9/5/2011 (“Misure per l'attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché della promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile”; e n.3 del 12/5/2014 (“Disposizioni per la promozione della legalità e della responsabilità sociale nei settori dell'autotrasporto, del facchinaggio, della movimentazione merci e dei servizi complementari”), deve avere come obiettivo, nell’elaborazione del Testo Unico, la valutazione dell'estensione della normativa regionale vigente sugli appalti a tutti settori produttivi, commerciali e di servizio, incluso le utilities, compresa la clausola sociale.
La Consulta valuterà le modalità e le specificità per caratterizzare il sistema degli appalti premiando qualità, regolarità, trasparenza, prevedendo nei cambi d’appalto l’introduzione della clausola sociale per il mantenimento dei livelli occupazionali nella salvaguardia dei rapporti di lavoro in essere, semplificando e riducendo le stazioni appaltanti e definendo una normativa certa in materia di responsabilità su appalti e subappalti.
Il Testo Unico deve comprendere inoltre misure sui beni sequestrati e confiscati alle mafie ai fini di promuovere un intervento della regione in materia.
Dall'ultimo rapporto del Ministero della Giustizia (Febbraio/2015) sulla consistenza, destinazione ed utilizzo dei beni sequestrati o confiscati, così come dalle ricerche condotte in ambito regionale, si conferma infatti, da un lato la positiva evoluzione dei provvedimenti giudiziari che colpiscono le rendite mafiose, dall’altro un crescendo di incongruenze ed impedimenti procedurali che rallentano le confische definitive ed il riutilizzo dei beni; con rischi crescenti di degrado per i beni inutilizzati ed il fallimento delle imprese, con pesanti ricadute sociali, occupazionali e di “credibilità” dell'antimafia.
Occorre affrontare con urgenza le problematiche dovute alla centralizzazione di ogni competenza in capo all’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati (ANBSC), favorendo un rapporto diretto e collaborativo col sistema delle Istituzioni che governano il territorio, dalle Regioni ai Comuni, e con la rete sociale e civica.

A tale fine è necessario mettere in rete i diversi soggetti che oggi operano in modo autonomo (Regione, Agenzia, Prefetti, Sindaci), favorire una conoscenza puntuale da parte dell’amministrazione regionale delle quantità, delle  tipologie e delle  collocazioni territoriali dei beni oggetto prima di sequestro, poi di confisca, e attribuirle un ruolo di coordinamento territoriale al fine di coinvolgere i Comuni e la società civile.

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